Il mondo della lirica visto dal punto di vista di un appassionato come Pippo Baudo: i suoi ricordi in questa terza e ultima parte dell'intervista rilasciata a Teatro.it.
Prosegue la nostra intervista con Pippo Baudo per raccontare in tre puntate (Qui la prima puntata, e qui la seconda puntata) quel mondo dello spettacolo che ha attraversato interamente. Fra i temi di oggi, la sua passione per la lirica.
Suo padre era un importante avvocato siciliano, lei stesso è laureato in legge: come mai non ha seguito le orme paterne?
Quando ero al ginnasio, già pensavo al palcoscenico. La laurea per me è stata solo una tappa di avvicinamento a quello che volevo fare davvero: mi è servita per avere l’autorizzazione da parte della famiglia. Dopo avere ottenuto quello che la famiglia chiedeva, sono quindi andato a Roma a fare un tentativo in televisione. Il provino con Antonello Falqui e Lino Procacci andò bene: e così, dopo avere accontentato la famiglia, accontentai me stesso, facendo il mestiere che dovevo fare. Dovevo, non volevo. Dovevo farlo per realizzare me stesso nelle mie vere aspirazioni.
Come va con la Lirica?
Ho avuto una moglie che è ancora oggi un grande soprano, Katia Ricciarelli. Ma non mi sono avvicinato alla lirica a causa sua, come molti pensano. Amavo l’opera già da prima, quando stavo ancora in Sicilia. Mio padre, appassionato di lirica, aveva molti dischi e i libretti di quasi tutte le opere. Aveva anche molti cilindri fonografici antichi: i vecchi rulli di cera. Ascoltavamo le opere insieme, e me le spiegava mentre leggevo le parole. La mia conoscenza della lirica era piuttosto corposa già da ragazzo. E’ possibile che questo abbia influenzato la mia scelta di entrare nel mondo dello spettacolo.
Come ha conosciuto la Ricciarelli?
L’avevo invitata come ospite a una puntata di Fantastico. Un invito casuale, professionale, non pensavo a lei sotto l’aspetto sentimentale. Poi abbiamo cominciato a parlarci, ci siamo conosciuti meglio, è nata una relazione e alla fine ci siamo sposati.
Qualcuno dice che la lirica è morta
E’ una fesseria. La lirica è importante ancora oggi, e infatti sta avendo un grande rilancio. C’è stato un periodo in cui sembrava che fosse stata soppiantata dal musical, ma ben presto la lirica si ripresa lo spazio che le compete. Oggi abbiamo messe in scena molto avanzate, moderne, che hanno rilanciato la lirica. Nel mondo ci sono milioni di appassionati. Il Metropolitan di New York ha il doppio dei posti rispetto alla Scala, ed è sempre tutto esaurito. E chi fa la parte del leone è sempre Giuseppe Verdi.
Da cosa dipende questa rinascita dell’opera?
Da molti fattori. Ci sono scenografie più moderne, che piacciono al pubblico. Messe in scena calate nella contemporaneità, che attualizzano il messaggio. Poi penso al lavoro di molti direttori d’orchestra. Come Riccardo Chailly: un direttore che ha dato una tempistica più moderna alla partitura tradizionale. Lo stesso ha fatto Carlos Kleiber, di cui mio onoro di essere stato amico. Nel 2011 ci fu un sondaggio tra i suoi colleghi musicisti, che lo indicarono come più grande direttore d’orchestra di tutti i tempi, scegliendolo in una rosa di cento nomi.
Ai ragazzi non piace la lirica
Ma chi l’ha detta questa stupidaggine? Secondo me, invece, non è necessario fare sforzi enormi per portare i giovani a teatro. Certo, bisogna lavorare sui prezzi dei biglietti per gli studenti: difficile immaginare un 15enne che spende decine di euro per una poltrona. Inoltre è necessario un lavoro preliminare per spiegare le trame, la composizione della musica: serve un lavoro di formazione e informazione che dovrebbe essere fatto a scuola. Lo spazio di lezione dedicato all'educazione musicale dovrebbe essere ampliato, e non ridotto per motivi di bilancio come si tende a fare oggi. I ragazzi sono in grado di ascoltare tutto e di appassionarsi a tutto, dal Rap alla lirica. Sbaglia chi dice che la lirica appartiene al passato e non ha futuro perché i giovani di oggi non andranno a teatro da grandi.
Che rapporto ha Pippo Baudo con la prosa?
Mi piace moltissimo, ovviamente. Ho avuto molti grandi amici tra gli attori di prosa. Frequentavo la Compagnia dei Giovani, che aveva la base all’Eliseo di Roma: Rossella Falk, Romolo Valli, Anna Maria Guarnieri, Giorgio De Lullo, Carlo Giuffré. Rossella Falk e Tino Buazzelli erano amici miei, amici veri. Si andava quasi ogni sera a teatro, sono passati dall’Eliseo quasi tutti i più grandi attori italiani: Aroldo Tieri, Giuliana Lojodice, Lea Massari, Turi Ferro, Alberto Lionello, Monica Vitti, Ugo Tognazzi, Mariangela Melato, Nino Manfredi. La Prosa, con la P maiuscola.
C’è qualcosa che ha fatto in carriera, e che non rifarebbe?
Gli errori servono: se non fai errori, o pensi di non averne fatti, è un guaio. Gli errori servono a correggersi, per fare meglio la volta successiva. Quelli che dicono di non avere mai sbagliato, non dicono il vero: sono solo dei presuntuosi. La mia vita? Per come è andata, è andata bene. Il bilancio è in attivo.
Ora c’è il Covid. Uno dei primi provvedimenti presi, è stato quello di chiudere i teatri
C’è poco da fare purtroppo. In generale i teatri hanno dimostrato di essere luoghi sicuri, più sicuri di altri. Spettatori distanziati e seduti un posto si e uno no; igienizzazioni; mascherine anche da seduti; vigilanza per evitare file e assembramenti alle biglietterie o nei corridoi. Però è anche vero che la situazione sarebbe comunque insostenibile dal punto di vista economico. Una sala da mille posti non può ospitare una programmazione normale con un limite di 200 spettatori. Gli incassi non ti permetterebbero neppure di coprire le spese vive. Lo Stato non può aiutare tutti teatri d’Italia: dove li trova i soldi?
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Puntata 1 (di 3).
Puntata 2 (di 3).